Dopo la messa in onda del discusso servizio de Le Iene dedicato ai presunti abusi e alle dinamiche oscure all’interno dell’industria pornografica italiana, con particolare attenzione alla figura di Rocco Siffredi, a rompere il silenzio è Tommie McDonald, produttore e podcaster statunitense che per otto anni ha lavorato dietro le quinte di numerose produzioni hard, tra cui proprio quelle legate al celebre attore italiano.
In un post pubblicato sui suoi canali social, McDonald commenta: “Se parlate italiano, potete vedere l’inchiesta sui presunti abusi di Rocco Siffredi qui sotto. Quando ho iniziato questo viaggio 2 anni e mezzo fa, non avrei mai immaginato di pararle alla tv italiana.”
Le sue parole seguono un lungo silenzio mantenuto per mesi, durante i quali – secondo quanto emerge anche dalle sue dichiarazioni pubbliche passate – McDonald avrebbe lavorato a un’indagine personale, raccolto testimonianze e preso le distanze da un settore di cui è stato parte attiva per quasi un decennio. Il produttore aveva già anticipato alcune riflessioni critiche nei suoi podcast e in una serie di interviste internazionali, ma solo ora, a seguito della trasmissione italiana, ha scelto di esporsi apertamente.
L’inchiesta televisiva ha sollevato un polverone mediatico e riacceso i riflettori su un mondo troppo spesso relegato ai margini dell’attenzione pubblica, dove – secondo alcune testimonianze – il confine tra consenso e abuso può diventare pericolosamente labile. Tommie McDonald, con la sua esperienza diretta e pluriennale, rappresenta una voce chiave per comprendere cosa accade davvero dietro le quinte di un’industria che muove miliardi ma su cui vige ancora, in molti aspetti, un certo silenzio complice.
Il suo post, in cui condivide anche il link al servizio de Le Iene, si chiude con un tono amaro ma determinato: “Ho visto e vissuto cose che non possono più essere ignorate. È tempo di ascoltare le voci di chi ha subito”.
La vicenda è ancora tutta in evoluzione, e c’è attesa per ulteriori sviluppi, sia a livello mediatico che – eventualmente – giudiziario. Nel frattempo, quella di McDonald è solo una delle prime testimonianze che potrebbero aprire una crepa importante in un sistema che per troppo tempo ha resistito a ogni forma di trasparenza.